Curatorship Education

La seconda edizione del progetto partecipato L’arte di fare la differenza – Arte relazionale: pensieri, percorsi, opere e luoghi delle interconnessioni con la contemporaneità artistica e sociale nasce con l’obiettivo di promuovere e sostenere giovani talenti artistici – artisti emergenti e artisti outsider (persone in situazione di disagio sociale, relazionale o psico-fisico) – e implementare l’impegno del Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università di Torino (MAET) in materia di accessibilità e mediazione culturale attraverso la valorizzazione dei patrimoni: le sue collezioni sono assunte come pretesti, “luoghi” e strumenti per (far) riflettere sulle dinamiche di inclusione ed esclusione sociale e culturale, attualmente in corso nella società, attraverso i linguaggi dell’arte. AFD / Seconda edizione si pone in un rapporto di continuità generativa e “cumulativa” con il progetto AFD / Prima edizione: trasferibilità e replicabilità di metodo, strumenti, contenuti e risultati della prima esperienza consentono un rinnovamento che implementa i punti di forza e trasforma in risorse le criticità emerse nella precedente edizione.
AFD / Seconda edizione è anche una riflessione sul ruolo della creatività contemporanea, che affronta, per mezzo di un approccio intersettoriale e interdisciplinare, i temi della diversità e dell’esclusione socioculturali. L’interconnessione tra problematiche sociali, creatività e produzione artistica, mediazione dell’arte e una prospettiva che mette in relazione storia dell’arte, antropologia fisica e culturale/museale, pedagogia sociale consentono dunque di indagare: l’arte e la creatività quali strumenti di (auto)rappresentazione di differenze culturali e input di empowerment culturale in situazioni di disagio sociale, relazionale o psicofisico; il patrimonio culturale quale bene di cittadinanza, generatore di benessere individuale e sociale; l’accessibilità fisica e culturale tramite azioni partecipative di (ri)appropriazione e interpretazione artistica che avvicinino un pubblico difficilmente coinvolto dall’arte contemporanea attraverso un iter che integri creatività contemporanea, coesione sociale e contrasto alla marginalità.
Nella sua seconda edizione, il progetto L’arte di fare la differenza si è sviluppato in un laboratorio di formazione interdisciplinare –  durato da ottobre a dicembre 2013, che ha coinvolto sei artisti nella produzione di tre opere condivise e co-autoriali, destinate ad essere esposte in una mostra di arte relazionale (con correlate attività di mediazione dell’arte e laboratori rivolti alla cittadinanza, visite guidate alla mostra e incontri con gli artisti e i curatori del progetto). A conclusione del percorso è stato curato un convegno internazionale e un workshop a porte chiuse dedicato ad avvicinare e mettere in dialogo buone pratiche italiane ed europee negli ambiti dell’arte partecipativa e relazionale, dell’accessibilità fisica e culturale, della promozione di artisti tramite processi di mediazione culturale e un approccio riflessivo ai rapporti tra arte contemporanea e arte Outsider.
Mostra
. 15 maggio – 8 giugno 2014 | Palazzo Barolo, Torino
L’arte di fare la differenza – Edizione II 2013 – 2014
Laura Biella e Lia Cecchin, Interrogative mood, 2014
“Una nuova visione del mondo”, priva di eleganza, ma “frutto dell’esigenza di esprimersi”, emerge dall’(anti?)grafica dall’opera Interrogative mood, così come la decorazione settecentesca nella quale si inserisce, non è una semplice frivolezza formale, risponde piuttosto a un ideale, sia di vita sia artistico, che intende provocare “effervescenza emotiva grazie ad immagini metaforiche, tramite una finzione riuscita”. I tableaux, posizionati quali sovraporta delle sale broccate, lasciano intravedere qualcosa di irrisolto, interrogando in modo originale lo spettatore, che per incontrarli è obbligato a guardare verso l’alto, come al cospetto di uno rinnovato sfondato barocco. (F. Cafagna e E. Cristina)

Gaetano Carusotto e Corina Cohal, Tempi sfatti e disfatti, 2014

Da una parte una catena infinita di parole, in cui l’occhio si perde e non riesce a sostare, complice l’insistente ripetizione policroma del pennarello, con un effetto visivo che, a dispetto delle intenzioni dell’artista, ricorda l’Antiprimadonna, un esercizio di basic design di Maldonado. Dall’altra un microcosmo simbolico, delicato e abitato da esseri fatti di bianco e grafite, che invece sembrano il frutto di un gesto interrotto. Entrambi gli artisti, trovandosi l’uno di fronte all’altra, hanno deciso di raccontarsi, in qualche modo di autoritrarsi. (A. Pellino)

Ernesto Leveque e Maya Quattropani, La città narrante, 2014

L’inventario redatto a macchina e conservato assieme alle rispettive diapositive, documenti funzionali alla schedatura degli anni Ottanta del Novecento del MAET, ha affascinato i due artisti tanto da portarli a giocare sul cortocircuito che avviene nello spostamento da quel tipo di organizzazione della conoscenza ad una personale visione della stessa, quando entra in contatto con il quotidiano. Confrontandosi con l’elenco dei manufatti, oggetti di uso comune dei secoli passati, hanno vagabondato per la città con approccio da deriva psicogeografica alla ricerca dei medesimi in un contesto contemporaneo. Si passa così da una ricerca di verità assoluta illuminata dalla ragione, all’incrinarsi dei confini imposti dalla stessa, con il détournement delle sue classificazioni, sino a una soggettiva rimessa in discussione della catalogazione del mondo contemporaneo. (B. Zanelli)

La mostra è stata accompagnata da una pubblicazione
Tea Taramino, ARTECO (a cura di), L’Arte di fare la differenza II Edizione 2013 – 2014, Prinp editore, Torino 2014

Convegno internazionale e workshop

. 26 maggio 2014 | Arte di fare la differenza – Convegno internazionale | Palazzo Barolo, Torino

Relatori: Maria Sol Alvarez, Simona Bodo, Laura Biella, Fabio Cafagna, Gaetano Carusotto, Lia Cecchin, Corina Cohal, Anna Detheridge, Massimiliano Gioni, Lisa Inckmann, Christina Kreps, Ernesto Leveque, Gianluigi Mangiapane, Teresa Maranzano, Silvia Mascheroni, Giuditta Nelli, Anna Maria Pecci, Mattia Pellegrini, Annalisa Pellino, Maya Quattropani, Anne-François Rouche, Margherita Sani, Catterina Seia, Tea Taramino, Bianca Tosatti, Beatrice Zanelli.

. 27 maggio 2014 | L’Arte di fare la differenza – workshop a porte chiuse | PAV, Parco Arte Vivente – Centro Arte Contemporanea Torino

Le due giornate hanno riunito gli attori di progetto, gli esperti, i decisori politici e gli amministratori delle istituzioni locali coinvolte, al fine di restituire i risultati del progetto mettendolo in relazione con la più ampia comunità di pratiche dell’arte partecipativa e relazionale, gettando le basi per un futuro sviluppo europeo (a partire dall’autunno 2014). I principali obiettivi sono stati individuati in: costituire un’importante occasione di dialogo intersettoriale e interdisciplinare sulle tematiche della creatività giovanile, della produzione artistica irregolare e relazionale, dell’inclusione, della valorizzazione dei patrimoni, della cittadinanza attiva e del diritto alla cultura, della mediazione interculturale; interpellare la rete di operatori e amministratori che possano implementare o progettare altre iniziative sul territorio e/o in ambito europeo volte alla promozione e all’accesso della cultura per tutti e alla valorizzazione delle diversità; sollecitare la riflessione sul ruolo e sulla responsabilità sociale dell’arte all’interno dello spazio urbano, inteso come “comunità sociale” allargata, quale elemento di integrazione della cultura e strumento capace di connettere le differenze attraverso lo scambio condiviso; disseminare strategie creative collaborative, riflessive e autorappresentative che, nel loro rapportarsi ai diversi territori urbani e alla pluralità di soggettività culturali che li abitano, dimostrino un impatto sulle politiche culturali locali e siano trasferibili in altri contesti, nazionali e internazionali;  presentare e discutere gli elementi di replicabilità e trasferibilità delle buone pratiche al fine di realizzare o aderire ad un network nazionale e internazionale che assicuri futura sostenibilità al progetto e al partenariato in un’ottica di implementazione europea.

A conclusione della seconda edizione di progetto è stato dedicato un volume sulla frontiera tra inside e outside.
Anna Maria Pecci (a cura di), A (quale?) regola d’arte. Contributi sulla frontiera tra inside e outside, formato ebook Prinp editore, Torino 2016 con contributi di Fiorella Bassan, Rosa Boano, Simona Bodo, Anna Detheridge, Eva di Stefano, Gustavo Giacosa, Gianluigi Mangiapane, Teresa Maranzano, Silvia Mascheroni, Nicola Mazzeo, Anna Maria Pecci, Annalisa Pellino, Cesare Pietroiusti, Emma Rabino Massa, Anne-Françoise Rouche, Arnd Schneider, Tea Taramino, Beatrice Zanelli; e due videointerviste a Massimiliano Gioni e Christina Kreps.